Assonime ha pubblicato il Note e Studi n. 8/2025 dal titolo “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Lo stato di attuazione”. Dall’analisi emerge che, per il 75% delle misure, la spesa effettuata è ancora inferiore al 30% del totale delle risorse stanziate. Restano da spendere in pochi mesi circa € 129 miliardi, un ammontare di risorse che richiede uno sforzo significativo da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del Piano. La Corte dei conti ha stimato che, nel biennio 2025-2026, sarà necessario raggiungere tassi annuali di spesa più che tripli rispetto alla media del triennio 2022-2024 (pari a circa € 19,5 miliardi l’anno). L’accelerazione richiesta è particolarmente rilevante nelle Missioni 5 “Inclusione e coesione” e 6 “Salute”, che dovranno incrementare i propri livelli di spesa di oltre sette volte rispetto a quanto finora realizzato.
Assonime ha pubblicato il Note e Studi n. 8/2025 dal titolo “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Lo stato di attuazione” evidenziando che, lo scorso 1° luglio, dopo una lunga fase di valutazione durata 6 mesi la Commissione europea ha confermato il raggiungimento da parte dell’Italia dei 32 milestone (M) e 32 target (T) associati alla settima rata da € 18,3 miliardi.
Il totale delle risorse trasferite al nostro Paese dall’avvio del PNRR raggiungerà quindi nelle prossime settimane € 140 miliardi (il 72% delle risorse a disposizione, che ammontano dopo la revisione del PNRR approvata a dicembre 2023 a complessivi € 194,4 miliardi).
Contestualmente, è stata inviata alla Commissione europea la richiesta di pagamento dell'ottava rata pari a € 12,8 miliardi collegata al raggiungimento di 40 M&T (12M e 28T) conseguiti, secondo il Governo, entro il termine previsto di giugno 2025. Considerando anche gli obiettivi legati a questa rata, i M&T finora realizzati sono 374 (243M e 131T), ma a meno di un anno dalla scadenza, resta ancora da raggiungere circa il 40% del totale e il 60% dei target, un dato che evidenzia la complessità dell’attuazione nelle fasi conclusive del Piano.
La quantità di risorse PNRR già ricevute e l’avanzamento dell’assegnazione delle risorse (quasi € 190 miliardi) ai circa 278 mila progetti registrati (per un valore di circa € 157 miliardi) contrasta ancora con il modesto progresso nel loro utilizzo in termini di spesa. Secondo quanto riportato dai dati di Italia Domani al 28 febbraio 2025, risultavano spesi solo € 65,7 miliardi (circa il 34% del totale delle risorse a disposizione del PNRR).
Complessivamente, per il 75% delle misure, la spesa effettuata è ancora inferiore al 30% del totale delle risorse stanziate. Restano da spendere in pochi mesi circa € 129 miliardi, un ammontare di risorse che richiede uno sforzo significativo da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del Piano. La Corte dei conti ha stimato che, nel biennio 2025-2026, sarà necessario raggiungere tassi annuali di spesa più che tripli rispetto alla media del triennio 2022-2024 (pari a circa € 19,5 miliardi l’anno). L’accelerazione richiesta è particolarmente rilevante nelle Missioni 5 “Inclusione e coesione” e 6 “Salute”, che dovranno incrementare i propri livelli di spesa di oltre sette volte rispetto a quanto finora realizzato.
Secondo Assonime, sebbene il lento andamento della spesa possa essere in parte attribuito ai tempi necessari per rendicontare le spese sulla piattaforma ReGiS e la loro esposizione sul portale Italia Domani e al profilo temporale delle misure del PNRR, che nelle fasi iniziali ha previsto soprattutto interventi normativi, esso rischia di compromettere non solo il rispetto delle scadenze, ma anche l’impatto sulla crescita che dipende dall’effettiva e tempestiva messa a terra degli investimenti previsti.
A questo scopo, il Governo è intervenuto lo scorso dicembre introducendo alcune misure per velocizzare il trasferimento delle risorse ai soggetti attuatori. In particolare, è previsto che le amministrazioni responsabili possano trasferire, entro 30 giorni dalla richiesta del soggetto attuatore, fino al 90% del costo dell’intervento, riducendo così i tempi di attesa per l’accesso ai fondi necessari. Grazie a questa misura si dovrebbero ridurre i ritardi dovuti alle verifiche preventive, che spesso rallentano l’erogazione delle risorse.
È importante sottolineare che, in un piano “performance-based” come il PNRR, il volume di spesa sostenuta non costituisce il presupposto per l’assegnazione delle risorse, né un indicatore adeguato a valutare lo stato di attuazione del Piano. Porre un’eccessiva enfasi solo su questo aspetto rischia di distogliere l’attenzione dai risultati concreti in termini di effettiva realizzazione degli investimenti ed efficacia delle riforme.
Sebbene finora le scadenze del PNRR siano state formalmente rispettate e molte riforme e investimenti siano stati completati, l’analisi dello stato di attuazione del Piano evidenzia un quadro caratterizzato da numerose criticità che rischiano di comprometterne la tempistica delle realizzazioni e l’efficacia. In molti casi, il percorso amministrativo che avrebbe dovuto accompagnare l’avvio delle opere si è rivelato farraginoso, con iter procedurali lunghi e complessi, che hanno richiesto proroghe, revisioni di bandi e riprogrammazioni degli interventi.
Queste difficoltà risultano particolarmente evidenti in alcune misure legate alla transizione ambientale. In molti casi, alla forte ambizione iniziale degli obiettivi non è corrisposta una capacità realistica di attuazione, sia per limiti progettuali sia per una debolezza strutturale della domanda privata, spesso impreparata a rispondere con investimenti adeguati e sostenibili. Ne sono prova le numerose rinunce, i molti bandi andati deserti, e l’ampia quota di risorse allocate ma ancora non spese.
Il PNRR affronta sfide significative in termini di trasparenza e capacità amministrativa nell’implementazione dei progetti. Un efficace sistema di monitoraggio rappresenta uno strumento essenziale per supportare il lavoro delle amministrazioni. L’assenza di una piattaforma gestionale realmente funzionale al project management di un piano di interventi così complesso continua a rappresentare un ostacolo rilevante. La piattaforma ReGiS, pensata per la rendicontazione, non consente una gestione dinamica e integrata del ciclo progettuale. Nonostante gli interventi apportati a ReGiS, i risultati in termini di maggiore tempestività e di supporto al project management restano limitati. Questo è particolarmente preoccupante, considerando che dei circa 280.000 progetti registrati, circa il 40% presenta ancora dati e informazioni incompleti.
Assonime sottolinea che completare le riforme e gli investimenti previsti dal PNRR rappresenta non solo un obbligo per garantire l’erogazione delle ultime rate dall’Unione europea, ma soprattutto un’opportunità ancora importante per sostenere la crescita del Paese, in un contesto geopolitico segnato da incertezze sempre più destabilizzanti. Il Piano costituisce, infatti, una leva cruciale per sostenere la competitività, l’innovazione e la modernizzazione del sistema produttivo e amministrativo nazionale. Tuttavia, a meno di un anno dalla fine del PNRR, i margini di recupero dei ritardi e inefficienze si fanno sempre più ristretti.
Se da un lato le continue revisioni del Piano hanno consentito di correggere alcuni disallineamenti, dall’altro hanno generato un clima di incertezza, rallentandone ulteriormente l’attuazione. In questo contesto, è fondamentale assicurare stabilità, rafforzare il sostegno ai soggetti attuatori e garantire coerenza e tempestività delle informazioni disponibili. Un monitoraggio efficace, basato su informazioni e dati chiari e accessibili, rappresenta una condizione essenziale non solo per orientare le scelte correttive, ma anche per stabilire un discorso pubblico informato e trasparente su quello che rimane il principale strumento di politica economica del Paese.
Fonte: Ipsoa